Stiamo riguardando Nashville, la serie TV scritta da Callie Khouri e prodotta e interpretata da Connie Britton, ambientata nel mondo del Country.
Bastano pochi minuti del primo episodio per capire come funziona: qualsiasi cosa stia succedendo nella tua vita, scrivi una canzone. Vuoi far colpo su qualcun*? Scrivi una canzone, tanto meglio se da cantare insieme. Vuoi parlare dei problemi con i tuoi genitori? Scrivi una canzone. Vuoi sfidanzarti? Scrivi una canzone. Mettiti davanti a un microfono, chiudi gli occhi, e inizia a far scorrere le parole. Damn, è così semplice!
E io l’ho capito guardando Juliette Barnes che cerca di concupire Deacon Claybourne, cioè, alla buonora –– e, soprattutto, quale altissima fonte di illuminazione. Pour your heart out, e se c’è sotto una steel guitar, tanto meglio.
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Sono settimane che entro in case altrui; alcune sono disabitate da decine di anni, mentre in altre sono i proprietari a riceverci. In tutte, però, ciò che ci accoglie è la percezione tangibile della presenza umana – bicchieri nelle vetrinette dei salotti, portafogli sui comodini, pentole sui fornelli.
Nelle case con ancora degli inquilini è una cosa normale, ma in edifici ormai vuoti da decadi? Cosa avrà spinto i proprietari a lasciare in balia del tempo mobilia, libri, vestiti e stoviglie? Cosa sarà successo di tanto spaventoso e impellente, da lasciare sul tavolo dei quotidiani, datati 1985? Le catenine e gli anelli nel portagioie sul cassettone in camera, il rasoio e il pennello da barba su una mensolina del bagno, la pergamena della laurea nello studio.
E poi le foto alle pareti. Famiglie, relazioni, conoscenze che si impolverano su carte da parati ormai stinte.
Se prima passavo queste visite a studiare tubi del riscaldamento e prese di corrente per riuscire a darne una data e uno stato di funzionamento, ora non riesco a concentrarmi su altro che queste presenze. Chi sarà la “M” dello stemma sulla porta? Chi ha attaccato l’adesivo del Milan? Nomi e cognomi da ricordare, adocchiati su un citofono, un diploma, una busta, da cercare poi online, per ricostruire storie e movimenti di persone sconosciute che ti stanno regalando la propria intimità domestica, ormai perduta.
Si è detto di imparare dai cantautori, e Courtney Barnett questa sensazione la racconta molto meglio di me.
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3G - Una vita lenta e obsoleta
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