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Avevo scritto che avrei parlato. Avevo detto che non avrei più scritto. Life goes always in the way.
Non mi ricordo quando ho mandato l’ultima newsletter, non voglio andare a controllare, non mi interessa essere precisa o puntuale.
Dall’ultimo invio sono successe molte cose che hanno avuto un impatto profondo su questa mia esperienza terrena, alcune hanno minato alle base l’agnostico ateismo della mia vita per farmi chiedere se davvero non ci sia un’entità superiore crudele e annoiata a decidere delle nostre esistenze.
Ho pianto tanto, e letto poco. Entrambe le cose mi hanno fatto sentire in colpa.
Ho condiviso lacrime con persone annientate, come me, dalla perdita improvvisa e inaspettata di un amico; e con donne che si sono trovate unite dalle parole e dal magnetismo di una scrittrice messicana che ha offerto il suo dolore al mondo dalle pagine di un libro preziosissimo. Mi sono tirata indietro quando avrei dovuto farmi forza e spingere sul gas. Ho ascoltato il vuoto di giorni pieni di persone e parole e luoghi che neanche ricordo. Ho percorso migliaia di chilometri in macchina. Avrei voluto cantare mentre tutti stavano in silenzio. Ho pregato per il silenzio mentre intorno c’era solo rumore. Ho lasciato che tutto crollasse di nuovo prendendo in mano un biscotto. Ho colorato il mio viso di rossetti troppo forti e occhiaie troppo profonde. Ho lasciato che le parole sgorgassero impetuose nella mia mente ma non dalla mia bocca. Mi sono stupita di una calma che non sapevo di avere. Mi sono riconosciuta nella cattiveria in cui, ancora una volta, mi sono nascosta. Ho scoperto l’orgoglio di essere sicuri e bravi in qualcosa che si è fatto. Ho ritrovato la gioia di imparare sui libri e dai libri. Ho sentito la potenza enorme della letteratura per l’infanzia. Ho capito dove voglio arrivare. Ho capito a chi voglio arrivare. Ho visto il mio nome su una cosa enorme. Sono rimasta di nuovo ferma. È ritornato Aprile.
<3