L’ultima volta che sono andata negli Stati Uniti ho aperto un account su Instagram per documentare il viaggio. Doveva essere il posto in cui avrei condiviso tutti i nostri giri intorno al mondo, invece è diventato il monumento a una cosa che per anni non saremmo più stati in grado di fare: prendere il passaporto, chiudere casa, mettere piede su un aereo e inventarsi una nuova vita, seppur temporanea.
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Quando penso di voler iniziare qualcosa di nuovo, apro un account su Instagram, o su un servizio di newsletter, o su una piattaforma di blogging. Disperdere le forze è sempre stato un mio grande talento. Una volta erano quaderni, usati per una o due pagine e poi abbandonati insieme al progetto che dovevano accogliere. Ora mi lascio alle spalle inerti digitali.
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In uno dei saggi pietra miliare della mia formazione, Crolli, Marco Belpoliti traccia la distinzione netta tra macerie e detriti: le prime sono destinate a diventare memoria storica da preservare, come quelle del muro di Berlino; gli altri si trasformano subito in materiali di scarto da sgomberare, da eliminare prima possibile per far spazio a qualcosa di nuovo, da rimuovere dalla vista e dal pensiero, come quelli delle Twin Towers all’indomani dell’11 settembre. Entrambi, comunque, sono risultanze di qualcosa che c’era e che perde di forza e stabilità . I miei quaderni, i miei account, invece, sono solo scavi per fondamenta mai gettate, materiale inerte, sabbia e terriccio accumulati in un angolo e lasciati in balìa degli eventi.
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Cerco di catalogare tutto ciò che creo perché non si affastelli nello stesso spazio. Le foto dei viaggi da una parte, quelle di tutti i giorni da un’altra, poi un archivio solo per le letture, la newsletter solo per i racconti personali, una mailing list diversa per aprire gli archivi fotografici – le mostre e i dischi meglio su Medium, forse. Divido, categorizzo, etichetto, come se tutte quelle cose non fossero generate dalla stessa mente, come se non facessero tutte parte della stessa esperienza di vita. Come se i sabbia, ghiaietto e pietrisco inerti, mescolati, non siano la materia prima del cemento.
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In edilizia il materiale inerte è uno delle tre componenti, insieme ad acqua e legante, che compongono il calcestruzzo. L'inerte gioca un ruolo fondamentale nel comportamento dei conglomerati, è l'ossatura portante. Senza gli inerti, non ci sarebbe calcestruzzo, senza calcestruzzo non si costruirebbe nulla di nuovo. Ogni inerte che ti sei lasciata alle spalle è una componente importante nella costruzione della tua vita.