#7 - That Was Wisconsin, That Was Yesterday.
Siamo ancora in tempo per mollare tutto e cercare casa nel Third Ward.
Joe Biden è appena stato eletto 46mo Presidente degli Stati Uniti, il Wisconsin è stato uno degli stati che hanno capovolto il risultato rispetto alle elezioni precedenti, assegnando la vittoria ai Democratici.
Un anno fa avevo un biglietto aereo pronto e una pancia che cresceva. Contavo i giorni che mi mancavano per lasciare un lavoro in ufficio che mi stava sempre più stretto, come i jeans che mi ostinavo a indossare, e partire, impaziente e spaventata da quel viaggio imminente.
La prima volta che G. mi ha proposto di andare a Eau Claire, Wisconsin, ci conoscevamo da poco e pensavo scherzasse, che fosse l’ennesimo modo di stuzzicarmi facendo leva su una delle mie fissazioni. Avevamo scoperto di esserci stati quasi negli stessi giorni qualche anno prima – una coincidenza stranissima per un posto come quello – e io smaniavo da allora per tornarci.
Ho imparato ad amare il Wisconsin grazie a Bon Iver e alla grande narrazione dietro il suo primo disco. Fin dal primo ascolto avrei voluto comprendere come potesse essere fatto il luogo fonte di ispirazione di quel capolavoro, seme poi anche delle meraviglie a seguire firmate da Justin Vernon. Parlavo di neve e tramonti rosati senza mai averli visti di persona; impazzivo per le riprese della natura che passavano negli stacchi delle partite dei Packers (io, tifosa dei Vikings da sempre), finché, nel 2016, dopo due voli, una macchina e svariate miglia, ho messo piede nella Chippewa Valley.
E non ho capito nulla.
Avanti e indietro tra una stanza del Baymont Inn affacciata su un Best Buy e il sito del festival Eaux Claires, creatura del buon Justin, era difficile cogliere la bellezza intrinseca di una città che sembrava uscita da qualsiasi provincia americana. La verità è che non sapevo neanche io cosa cercare, e non c’era nessuno che potesse aiutarmi, e avevo in testa un’idea che non trovava riscontro in nulla che vedessi.
Quell’anno, dopo i pochi giorni passati in Wisconsin, arrivata a Chicago con la stanchezza di migliaia di miglia e di lacrime sulle spalle, mi resi conto che solo una parola poteva descrivere il mio stato d’animo: disperazione. Ancora non sapevo che nel giro di pochi mesi la mia vita avrebbe toccato un fondo da cui sarei dovuta risalire da sola. E non avrei mai immaginato di ritrovarmi, un giorno neanche troppo lontano da quello, a passare il Ringraziamento a Fall Creek, felice.
La prima volta che G. mi ha proposto di andare a Eau Claire, Wisconsin, ci conoscevamo da poco ma, pushing our luck, ci siamo andati davvero, nonostante io non ci abbia creduto finché non siamo saliti in macchina all’aeroporto O’Hare. Era settembre, e prima di arrivare in città abbiamo passato qualche giorno sul lago Superiore, alloggiando in un motel a bordo strada appoggiato sul confine tra Michigan e Wisconsin, con le pareti perlinate, i sanitari rosa in bagno, e un odore di sigaretta stantio che aleggiava nell’aria dai tempi in cui si poteva ancora fumare nelle stanza. È stato percorrendo la US 2 tutti i giorni che ho capito — che le sagome degli alberi che sfrecciavano fuori dai finestrini della macchina scandivano il ritmo del battito del cuore di “Lump Sum” e che i colori del tramonto fiammeggiavano come il crescendo di “Perth”.
Un anno fa, con una pancia di cinque mesi e una neve ostinata per terra nonostante fosse solo novembre, dopo aver fritto un intero tacchino e preparato cranberry sauce per dieci persone, abbiamo avuto l’idea di provare a cercare casa. Ma attraversando in macchine le strade immacolate del Third Ward e di Randall Park, intorno al Chippewa River, quelle mansions così perfette ed enormi, con i loro colori eleganti e gli abbaini e i bow window incorniciati di legno bianco, mi incutevano un gran timore. Mi sembravano case “da adulti”, che non ero pronta a vivere da madre e non da figlia, di cui mi chiedevo se sarei stata all’altezza — ché non sono Jackie Kennedy, e su quei vialetti almeno un filo di perle sarebbe stato necessario.
Un anno fa, mentre Nick ci accompagnava alla scoperta del luogo che avremmo voluto far diventare nostro, non avremmo mai pensato che quello sarebbe stato l’ultimo viaggio prima della fine del mondo che conoscevamo e verso l’ignoto, che ci costringe lontani.
Oggi, che siamo in tre e nella nostra vita sta per entrare una casa da adulti in un posto nuovo, il Wisconsin dimenticato da dio e dagli uomini si è rivelato cruciale per sovvertire una delle cause della nostra lontananza.
Ed è dolce pensare che siamo ancora in tempo per mollare tutto e cercare casa nel Third Ward.
Questa è
3G - Una vita lenta e obsoleta
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Leggerti è un po’ ritrovarsi . Grazie