Farci caso
Nel foglio disordinato di appunti presi mentre parlavo con Valentina, la scritta più grande, contornata da un riquadro storto di matita sempre troppo calcata, è quella che dice “FARCI CASO”. È vero, non si fa mai caso a ciò che facciamo nelle nostre giornate – come nelle nostre vite –: le cose succedono, sia perché capitano, sia perché le facciamo capitare, poi scorrono via senza lasciare che si imprimano nella nostra testa, senza trovare il tempo di realizzare quanto ci cambiano, quanto cambiamo, e come.
Non mi ero mai accorta di come, da quando ho iniziato Yours Truly, il morning show di Radio Raheem di cui mi occupo dallo scorso aprile (quasi un anno!), la paura del giudizio sulle mie scelte musicali si sia trasformata, nel corso dei mesi, nella voglia frenetica di condividere tutte le mie scoperte, nel brivido di orgogliosa soddisfazione di quando la nuova traccia entra perfettamente nel brano precedente e il mood sale, della quantità di musicisti e brani dalle storie incredibili che avrei voluto raccontare per ore, non solo per pochi minuti, in tutti questi mesi. Cercare nuova musica mi fa pensare libera, quando mi sono sempre sentita in obbligo di rimanere nei confini del gusto corrente, della coolness, delle cose “giuste”. Non ho più paura, e non me ne ero neanche accorta.
Non ho più paura di chiedere consigli, di rilanciare se l’offerta è troppo bassa, di dire di no se una cosa non fa per me o non ci sta nel calendario.
Un giorno, forse, arriverò a non avere più paura di valere. Prima, però, devo assicurarmi che questo treno di ruote tenga abbastanza, in curva.
COSE CHE SUCCEDONO
Un’altra cosa che mi ha abbandonata, senza neanche farci caso, è l’horror vacui. Odiavo con tutta me stessa andare a scuola, ma odiavo ancora di più i giorni vuoti e solitari dell’estate. Non ho mai avuto un lavoro che non fosse freelance, e non mi ricordo di non aver mai riempito i periodi tra un progetto e l’altro senza carichi di ansia più pesanti delle scadenze anticipate. Poi, improvvisamente, questa cosa è svanita. Mi godo i giorni in cui posso non pensare alla selezione per una nuova puntata, alle domande per il prossimo ospite, ai testi da consegnare, ai dischi da recensire, ai libri da finire. Non sono mai abbastanza. E non lo saranno neanche questo mese.
Ci sarà molta radio: oltre a Yours Truly dal mercoledì al venerdì, giovedì 9 marzo, io e Giulio D’Antona condurremo un appuntamento speciale di Pagine, con Nadeesha Uyangoda, Laura Pezzino e Marco Amerighi curatori dell’edizione 2023 di BookPride.
In più, mercoledì 15 marzo ricomincerà Green Room Raheem, in collaborazione con Triennale Milano Teatro per la nuova edizione di FOG: con me ci saranno Lorenzo Bianchi Hoesch e Ballaké Sissoko a raccontare dei loro paesaggi sonori. Venerdì 17, invece, sono molto felice di avere a Pagine Nat Gildi e il suo nuovo romanzo, Meno Cazzate, pubblicato da Giulio Perrone editore. Sempre e solo su Radio Raheem, of course.
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Una cosa già successa, invece, ma che continuerò a spammare senza ritegno è il primo capitolo di American Music, un percorso sconfinato nel racconto americano attraverso i suoi cantautori. In questo primo viaggio, io e Francesco Costa abbiamo portato ai microfoni di Radio Raheem una nostra ossessione comune: Father John Misty.
Father John Misty è indubbiamente uno degli artisti di cui ho scritto di più in tutta la mia vita. Una mini auto-bibliografia firmata dal mio ego, per una volta ipertrofico, la potete trovare su Sunday Brunch, il mio canale Telegram.
Questa era la mia scrivania nel 2012. Era il mio luogo felice in un momento che proprio felice non era. Tante di quelle cose le uso ancora oggi, e, quando si nascondono lontane dalla mia vista, il mio cuore sussulta.