L’estate, quella in cui si spegne la testa e si cambia scenario, per ricaricarsi e farsi travolgere dalle idee, non so neanche io da quanto non la conosco più. Lo spazio per i pensieri, per le scintille, per le parole da scrivere veloci su un quaderno prima che scompaiano, è stato colmato dall’arrivo di g., dall’ampiezza delle sue azioni e dei suoi ragionamenti, sempre più vasti e incontenibili. Ma in questa estate che non era, la fame di vita di un bambino di tre anni è stata quasi balsamica.
Ci sono volte in cui si accettano dei progetti nonostante si sappia bene che lo spazio fisico e mentale per inserirli nella proprio vita non c’è, che sono progetti in cui non si crede, che sarà più l’angoscia della soddisfazione a portarli a termine. Progetti che si odiano fin dall’inizio ma a cui non si può dire di no, perché – e quel perché non esiste se non in un estratto conto. Progetti che cannibalizzano la vita per la pesantezza e l’ansia che si portano ben oltre lo spazio di un monitor e di una tastiera.
Io, oggi, a quel progetto, che mi ha portato via l’estate, ho messo un punto.
Le parole sono le prime vittime di questo movimento atomico perpetuo, questo volteggiare caotico in tutte le direzioni ospitato dalla mia scatola cranica. Dover usare le parole mi spaventa, mi atterrisce. E dover usare le parole è il mio lavoro.
E anche se ci vorrà ancora tempo prima di chiudere quella porta per sempre, per la prima volta so che davanti a me e per me c’è uno spazio nuovo.
Lo spazio è proprio ciò che ho deciso di prendermi, in questi mesi senza requie. Lo spazio per provare a raccontare in maniera più libera, senza i paletti delle redazioni e delle politiche editoriali delle riviste, delle cose che accendono in me la voglia di approfondire, di narrare, di studiare – in una parola: di scrivere.
Mi prendo uno spazio qui, in questa newsletter, che una volta al mese ospiterà qualcosa di più lungo, più strutturato – una volta si chiamava longform. Arriverà a chi deciderà di abbonarsi a 3G, sostenendo il mio lavoro.
Sarà un nuovo inizio, insieme.
Non vedo l’ora.