Le volte in cui butti il cuore oltre l’ostacolo sono anche le volte in cui in quell’ostacolo inciampi. Che sia per poco allentamento o per troppa sicurezza, ci si ritrova, quando va bene, con le ginocchia sbucciate – ma non tutti siamo come g., che nemmeno finendo con le rotule sul marciapiede di cemento ruvido a tutta velocità piange o si ferma, impegnato solo a ripartire ancora più forte.
Ci sono volte in cui il tonfo di ciò che si lancia oltre l’ostacolo – il cuore, la mente, la vita, una stupidissima prova di traduzione – riecheggia a lungo nelle orecchie, rimane come il rintocco di un orologio, un monito, una presenza che costringe a riconsiderare cose che si pensavano già sedimentate dentro di noi. Invidio le persone che sanno trasformare questi momenti in occasioni di crescita. Io, invece, lascio che scavino voragini di inadeguatezza e di insicurezza, permetto loro di convincermi a lasciar andare tutto quanto, li accolgo come segni del mio così palese accanimento terapeutico nei confronti di una vita professionale a cui avrei dovuto staccare la spina anni e anni fa, maledico il briciolo di ambizione che si fa corrodere dalla frustrazione senza mai rompersi.
Quando ho letto il testo vincitore della borsa di studio a cui avevo applicato, ho realizzato. La traduzione è un rapporto carnale, e in questo momento la mia lingua è legnosa e fredda. L’amore non basta, neanche in questi frangenti, non basta mai, ci vuole un impegno e una dedizione che in questo momento non ha spazio nella mia vita. Nulla ha spazio, in questo momento, nella mia vita. Le calde notti di metà luglio non sono di follie, ma di burnout.
RASSEGNA STAMPA
Esquire | Se questo è uno Strega
All’indomani della vincita di Ora d’aria di Ada D’Adamo, ho cercato di spiegare perché è stato il libro giusto nel premio sbagliato.Linkiesta etc. | Cinque grandi artiste da riscoprire sotto l’egida di giovani curatrici italiane
Quella del 2023 sarà ricordata come l’estate delle grandi mostre museali italiane dedicate a grandi artiste, affermate ma sempre rimaste laterali al sistema, riportate alla luce da studiose e curatrici.
AGENDA
[– Ma è quasi fine luglio, ancora?
– Eh, partita iva…]
Mercoledì 19 (sì, domani) per l’ultima puntata della prima stagione di Pagine ci sarà in studio con me Gabriella Dal Lago a presentare il suo nuovo romanzo Estate caldissima (66th and 2nd), un affilatissimo ritratto generazionale della classe creativa Millennial – invitante, tagliente.
QUALCOSA DA LEGGERE
Anche se manca ancora un po’, so già cosa leggerò ad agosto durante le vacanze.
Non vedo l’ora di iniziare La rivoluzione secondo Raymundo Mata di Gina Apostol, uscito per Utopia tradotto da Alessandro Raveggi. Un altro romanzo-mondo metaletterario in cui perdersi, costruito intorno al diario di un giovane rivoluzionario filippino di fine ottocento e, ovviamente, giocato tutto nel paratesto.
Un altro libro che mi guarda da un po’ e che partirà con me è Farmaco di Almudena Sánchez (Polidoro). L’esatto contrario del romanzo di Apostol, Farmaco è un realissimo memoir su depressione e perdita della salute mentale, in cui l’autrice cerca di fermare dei ricordi prima che vengano risucchiati dalla spirale nera.
Questo l’ho già letto, ma una lettura divertente da ombrellone va sempre consigliata, soprattutto se all’ironia aggiunge un livello di sottile racconto sociale che innesca nella mente del lettore un subodlissimo pensiero critico. Lo fa Marmocchi viziati di Simon Rich, tradotto da Alessandra Castellazzi per Nottetempo. Bastano due elementi: Simon Rich è stato uno dei più giovani autori della storia di Saturday Night Live, e da uno dei racconti del libro è stato tratto un film prodotto da e con Seth Rogen.
QUALCOSA DA VEDERE
Tra le mie più grandi passioni ci sono la danza e l’arte americana degli anni Cinquanta e Sessanta. Queste due cose si uniscono in un mix esplosivo nel lavoro di Yvonne Rainer, danzatrice, coreografa e registra, ora in mostra al MamBo di Bologna. Una selezione di opere video in cui lo slittamento tra performance e regia si fa evidente, e davanti a cui rimanere incollati per ore, rapiti dai movimenti radicali e rivoluzionari del corpo e della macchina da presa.
QUALCOSA DA ASCOLTARE
Uno dei miei album preferiti di sempre ha computo vent’anni – il suo autore ne ha quarantadue, e ogni volta che ci penso mi viene un mancamento (e anche ogni volta che vedo quella foto in copertina).
And who are you, and I?
A presto.