Sei anni fa ero in un momento della mia vita in cui trovare un’opportunità in una fine era quanto di più lontano potesse esistere. Dovevo crearmi una nuova esistenza, una nuova identità , una nuova grammatica delle relazioni, come un bambino a cui non era mai stata insegnata la propria lingua e che da adulto si era trovato a dover comunicare solo con un linguaggio personale e inventato, inintelligibile al di fuori della sua testa, ma così chiaro per se stesso. In quel periodo passavo tutte le sere fuori casa, tutti i giorni, ogni occasione potessi cogliere. Prendevo la bici – il caldo, il freddo, le stagioni non avevano più importanza – e andavo. Di quei mesi non ricordo quasi nulla. Di quei posti, di quelle serate, non c'è traccia nella mia memoria.
Un giorno, però, so di essere uscita molto prima rispetto all’orario del mio appuntamento. Io che non so fare niente da sola, un tardo pomeriggio di novembre sono entrata in una delle mie librerie preferite senza dirlo a nessuno. C’era una presentazione in un orario strano, di un autore che conoscevo perché conoscevo bene la sua città di origine. A intervistarlo c’era il giornalista che aveva pubblicato il libro che stavo leggendo proprio mentre ero in quella città . Quella sera portava una camicia a quadri rossa e nera, con il colletto scamosciato. Ho varcato la soglia del negozio dopo essermi ripetuta per tutto il tragitto ‘Lo devo conoscere.’ Ho ascoltato quelle due persone parlare quasi in apnea. Alla fine dell’incontro, sono riuscita solo a mettermi in coda per il firmacopie. Avevo avuto una dedica sul frontespizio del romanzo, ma la mia missione era fallita.
La prima volta che ho riconosciuto nel cestone della lavanderia quella camicia, mesi dopo, sono tornata con un flash a quella sera. Non ho rimpianto quel mancato incontro a lungo, sapevo benissimo che non sarei stata capace di compiere quel passo. Ma avevo provato a crearmi un’opportunità , e non lo sapevo.
A sei anni di distanza, in quella stessa libreria, mi siederò con quelle stesse due persone per parlare di un libro che racconta proprio di quella città lontana, che mi ha cambiato la vita. Ci sono delle forze e dei perni impercettibili nelle nostre esistenze, che sembrano casuali ma talvolta si fanno sentire più forti, per farci capire che siamo sulla strada giusta, che la chiusura del cerchio si avvicina. Quando ci si pensa a posteriori, gli incastri e le coincidenze sembrano incredibili, eppure è tutto accaduto per davvero: il presente ne è testimone. Quel giornalista, oggi, è mio marito.
COSE CHE SUCCEDONO
Venerdì 9 giugno alle 19 alla libreria Verso di Milano parlerò di Storie del Wisconsin con Nickolas Butler e Giulio D’Antona. Sono impaziente di sentire il loro racconto di questa esperienza e scoprire quale microscopico meccanismo si sbloccherà nel cryptex della mia vita.
Domenica 11 giugno, invece, io e Giulio D’Antona avremo l’onore di presentare non senza un po’ di timore reverenziale il nuovo libro di Geoff Dyer, Gli ultimi giorni di Roger Federer, alla Cascina Nascosta.
RASSEGNA STAMPA
Cosa faccio tutto il giorno? Batto sulla tastiera di un computer o parlo. Parlo con persone, o parlo da sola davanti a un microfono. O batto sulla tastiera per scrivere cose che saranno dette da delle persone davanti a un microfono. O parlo con persone per sapere cose che poi saranno scritte battendo sui tasti di un computer. Rendervi partecipi dei risultati di queste azioni più simili alla follia che a una vita normale mi rende molto felice. È passato molto dall’ultima newsletter, e l’elenco è lungo.
Esquire | Scott McClanahan: Elegia di posto che non c’è più.
Come ben sapete, la West Virginia è una delle mie manie letterarie, e ancora di più tutto ciò ha gravitato nell’orbita gloriosa Tyrant Books. Per questo, parlare con Scott McClanahan di Appalachia in occasione della pubblicazione in Italia del suo Crapalachia è stata una grandissima gioia.Esquire | Fare arte a Milano non è mai stato così facile, e così difficile.
In queste giornate di MiArt in cui a Milano si è continuato a non parlare di arte contemporanea, ho cercato di capire un po' la temperatura della città parlando con alcune persone che si muovono dentro e fuori il sistema.Linkiesta eccetera | Yuri Ancarani: Non mettetemi a posto.
Prima dell’apertura ufficiale della sua prima retrospettiva al PAC, ho chiacchierato un po’ con Yuri Ancarani, artista e videomaker, che con i suoi film è arrivato da Ravenna al Festival del Cinema di Venezia, passando dal Moma.
Esquire | Dietro le quinte con Fran Lebowitz.
Ho avuto la possibilità di passare del tempo con Fran Lebowitz durante il suo brevissimo soggiorno milanese di inizio maggio, e di scoprire un suo lato inaspettato e sorprendente.Esquire | «La realtà è che continua a essere molto difficile morire»
È morto Martin Amis, evviva Martin Amis!The Quietus | Colin Stetson WHEN WE WERE THAT WHAT WEPT FOR THE SEA
Il nuovo disco di Colin Stetson è una traversata tra luce e buio, tra vita e morte, degna del miglior Sturm un Drang romantico ottocentesco.Radio Raheem | Pagine w/ Gian Marco Griffi
Non mi capitava di avere nostalgia di un libro dopo averlo finito da tempo immemore, ma quando ho girato l’ultima pagine di Ferrovie del Messico mi è sembrato di dover lasciare andare un nuovo amico e una parte della mia vita. Ne ho parlato col suo autore nell’ultima puntata di Pagine, su Radio Raheem.
(Di come ho conosciuto Gian Marco Griffi vi racconterò in un’altra occasione, perché qui il dilungarsi mi sembra già eccessivo).
Uno dei progetti più belli, invece, a cui mi sia capitato di prendere parte è Pezzettini d’autore, la seconda stagione del podcast della casa editrice per bambini Babalibri che racconta le vite incredibili degli autori che compongono il suo catalogo. Le prime due puntate sono dedicate nientepopodimeno al talento multiforme di Leo Lionni e all’immaginazione infinita di Jeanne Ashbé. I testi sono miei, la voce narrante di Martina Folena e le letture di Alfonso Cuccurullo. Si può trovare su Spotify o sul sito di Babalibri.
E voi? Cosa è passato nelle vostre vite, nelle vostre orecchie e sotto le vostre dita in questi due mesi di silenzio? Raccontatemi le vostre storie, in attesa del prossimo invio.
A prestissimo.